The first… and not the last (I hope)

Arrivano i primi giorni di pioggia e il primo freddo ed eccomi qui bloccata in casa con una brutta contrattura alla schiena.

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Chi mi conosce sa che se c’è una cosa che mi infastidisce è il rimanere bloccata. Non parlo della schiena in se, ma dell’idea, del limite che comporta, inteso come forzatura, come arresto.

Non è da me restarmene ferma in un posto ed anche quando sono in apparente modalità relax, sono lì che penso, ragiono, rimugino, rifletto e mi attorciglio il cervello con tutte le miriadi di cose che devo, dovrei e voglio fare. Così oggi che dovevo starmene buona buona, stesa e coperta (consigli del fisiatra), mi sono armata di Mac, appunti, agenda, telefono e tè caldo, prontissima per mettermi a lavoro dalla mia nuova postazione preferita: il divano di casa con tanto di coperta stile Linus.

Sto organizzando un matrimonio a cui sono davvero molto legata. Non è un matrimonio italiano e già per questo molto più impegnativo vista la differenza linguistica che comporta uno scambio giornaliero di mail in inglese, ma che per fortuna è diventato un modo per tenermi allenata con una lingua che non è la mia, e poi rappresenta anche un importante traguardo, cioè essere arrivata sino in America!

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Ma prima di tutto, e per questo sono stra felice, è stato il primo matrimonio che il mio sito, nato da neanche un mese, mi ha portato! Un’apertura con i fiocchi!

Inizialmente ho pensato si trattasse di uno scherzo, sono sincera. O di una mail farlocca, di quelle che poi apri e ci trovi un bel virus che ti aspetta pronto a bruciare tutto il computer.

La curiosità, si sa, è donna e impavida ho letto lo stesso.

Il fatto che non stesse esplodendo nulla e che stessi ancora leggendo mi ha fatto escludere una delle opzioni che mi ero immaginata. Restava lo scherzo, o bufala… Insomma leggo le poche righe che cortesemente mi erano rivolte e un po’ scettica rispondo.

Con grande sorpresa il giorno dopo mi hanno risposto nuovamente che erano molto interessati, che avevano visto le foto e che il mio stile rispecchiava il loro. Mi raccontano che i bis nonni di lui erano di un paesino nei pressi di Caserta e per questo motivo vogliono sposarsi qui, ma il loro sogno è quello avere un ricevimento davanti al mare ed al golfo di Napoli. Da quel giorno (un mese quasi) abbiamo uno scambio giornaliero di mail, foto, idee e chiacchiere.

E si, chiacchiere! La mia amica (ormai siamo entrate in confidenza) ed io ci raccontiamo anche le nostre giornate, i momenti no, i week end e le feste. Sono invidiosissima del loro travestimento di Halloween: il cuoco sushi pazzo e il pezzo di sushi da affettare!

Il mio inglese ormai ha ripreso vigore e sto conoscendo abitudini e modi di fare del tutto diversi dai nostri. Loro sanno perfettamente cos’è una wedding planner (come ho scritto nel mio precedente post) e sanno come “usarmi”!

Sono determinati, precisi, puntuali (contratto firmato e anticipo pagato con insistenza). Hanno un budget e quello è, non c’è possibilità di modificarlo. Ma sapete qual è la cosa bella? Non vogliono spendere neanche meno: quello è e quello deve essere!

Mi sento gratificata da questa situazione. I due sposini del Minnesota (lei la immaginavo come Brenda di Beverly Hills 90210 fino a quando non l’ho vista su Facebook… e non è molto diversa!) hanno scelto me tra tanti bravi professionisti. Forse avranno mandato la stessa mail anche ad altri, ma l’importante è il risultato finale, e tramite me avranno il loro “Italian wedding” che desiderano. Ma la grande soddisfazione per me sta nel fatto che il nostro rapporto non sia arido e freddo,  ma anzi è diventato anche con loro confidenziale e intimo che, come saprete, per me è uno degli aspetti fondamentali per poter poter lavorare al meglio e così ottenere un risultato positivo.

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Ottenere questo a 8022,72 km di distanza è per me uno dei tanti motivi per cui mi dico che tutto sommato faccio bene quello che faccio…

Ora torno ai miei appunti, ai fiori, alle foto della location e ai progetti che sto preparando per loro. E carica di un forte spirito di megalomania mi riprometto che presto tradurrò in inglese i miei post. Maybe.

2 thoughts on “The first… and not the last (I hope)

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